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136 | il dottor antonio |
del buon vecchio gentiluomo. Ma ciò vedendo il cortese Dottore, trasse da parte quell’aria pentita di Prospero; e dopo un minuto di discorso, si rivolse al Baronetto dicendogli che nella casa ove il giovane abitava, vi era una stalla passabilmente buona, e che forse sarebbe stata di convenienza a sir John; e che era certo un atto caritatevole per parte sua, di confidar la cura del cavallo a Prospero; il quale, appena fosse stato in forza per riprendere il suo ufficio di postiglione, aveva un fratello più giovane che avrebbe fatto di mozzo in sua vece. Il Baronetto accettò la proposta; e Prospero, non poco sollevato a questo tiro di buona fortuna, ajutò a smontare il suo nuovo «signor padrone,» il quale consegnando alle sue cure il cavallo, gli fece gl’ingiunzione si trovasse ogni mattina alle sette all’osteria, per ricevere gli ordini della giornata.
Lucy, dalla loggia, udiva e vedeva quanto accadeva disotto; e aveva seguito tutti gl’incidenti di questo piccolo episodio con una intensità di premura, che a un osservatore indifferente sarebbe potuto sembrare fuor di luogo. Ma quando sir John ebbe chiamato Antonio «mio caro Dottore,» una rosea tinta di compiacenza erasi sparsa sulle sue bianche gote, e il suo sorriso si era fatto più soave e più dolce. Insomma, dotata di un cuor gentile, era naturale che le desse piacere il miglior accordo che vedeva cresciuto fra suo padre e il suo medico.
— «Qual gentilezza da parte vostra!» disse Lucy ad Antonio, ch’era salito da lei e prendeva una sedia vicino.
— «Gentilezza! che intendete dire?» domandò Antonio col sopracciglio aggrottato, come un istrice che si mette in difesa.
— «A darvi pensiero del cavallo!» spiegò Lucy.
— «Ah! ah! ah!» e l’Italiano aprì allora la sua valvola di sicurezza contro le accuse di cortesia, cioè — egli rise di quel suo riso particolare, chiaro, lieto, tuttavia accompagnato da un tintinnìo fanciullesco. «Ma supponete che io non ci abbia pensato: e allora?...»
Gli occhi di Lucy mostrarono incredulità.
— «Alcuni giorni fa, quando esprimeste il desiderio che vostro padre potesse avere un cavallo, ne parlai in una lettera che stava allora scrivendo; e poi temo di aver dimenticato affatto la cosa. Vedete dunque che avete ad essere obbligata soltanto a un caso propizio.»
— «E la poltrona e la tenda, per una capricciosa ragazza che mostrava solo la sua gratitudine coll’essere inquieta e impaziente, vennero qui a caso anch’esse?»