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di crucciarsi de’ suoi debiti, e questo, e quello, finchè gli avventori si stancarono di lui, e uno per uno se ne andarono. Il poco che facevamo, era speso in zuppa e buona pietanza e vino per il povero vecchio, che aveva il male dell’uccello nello stomaco.»

— «Di che?» sclamò Lucy.

— «Un uccello, signora, che divorava tutto quanto mio padre ingojava; domandatelo al dottor Antonio, e vi dirà che cosa è. Noi eravamo allora tanto poveri, che spesso mi toccava andare due volte il giorno al bosco; e alla fin dei conti, non guadagnavo se non abbastanza per pagare un po’ di carne e una bottiglia di vino per mio padre. Se non fosse stato il dottor Antonio che ci ajutava in molte maniere, ed era come un angelo custode vegliante sopra di noi, non credo che avremmo potuto tirar innanzi. Alla fine, dopo sedici mesi di cotesta vita, arrivò una lettera di Battista. Era mesta, perchè, poverino! era stata scritta quando aveva saputo la morte di sua madre; ma per noi fu come un messo del cielo che ci esortava a farci coraggio. Questa lettera era la prima che ci fosse giunta, ma non la prima ch’egli avesse spedita. Diceva che stava bene; che aveva già messa da parte una buona somma di danaro; che era sicuro di raddoppiarla in altri sei mesi; ma poi sarebbe tornato a casa, e saremmo stati insieme felici. Piangemmo di gioja, leggendola. Mio padre, che stava in letto molto malato, giunse le mani e disse: — «Ora, mio Dio, prendetemi con voi se è la vostra volontà; io sono pronto a partire, perchè la mia figlia non sarà abbandonata senza appoggio. — Una settimana dopo,» continuò Speranza rasciugandosi gli occhi, «noi portammo il caro vecchio alla sepoltura.

«Ah! signora, noi contavamo i giorni, come un uomo condannato a morte conta le ore che ha da vivere. Sei mesi passarono, poi sette, otto, nove, dieci, e Battista non veniva. Era una sera burrascosa del marzo scorso; mia madre ed io meste meste ce ne stavamo sedute all’oscuro per risparmiar l’olio — la nostra piccola provvisione era quasi finita, e non avevamo danaro per ricomprarne: — soffiava il vento, e il mare mugghiava come una bestia feroce, e io pensava ai poveri marinai in mare; quando tutto a un tratto sentii un passo a traverso il giardino, — il cuore mi balzò fin alla gola, e io corsi fuor di me alla porta. Era lui! — io aveva conosciuto il suo passo, e ancor una volta io era nelle sue braccia. Oh! quale benedetto istante! Tutti i miei tormenti erano dimenticati, tutta la mia miseria era sparita perchè egli era tornato, egli