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Un’altra volta di ritorno, il Dottore portò alla sua giovane malata un grosso mazzo di quei bei fiorellini azzurri. Ella li pose sulla tavola vicino a sè in un bicchiere: e, indicandoli, disse mezzo seria, mezzo scherzosa: «Non sapete ancora che io sono molto smemorata: e finchè avrò questi, non mi dimenticherò di voi.»

Se Antonio fosse stato un uomo volgarmente vanitoso, avrebbe creduto volesse ella intendere più di quel che diceva. Ma le attribuì solo il desiderio di fare ammenda delle parole, piuttosto pungenti, dettegli il giorno innanzi.


CAPITOLO VIII.

Speranza.


Fra il leggere, guardare il mare, le lezioni di botanica, le lezioni di chitarra e il cicalar col dottor Antonio, Lucy era giunta al vigesimo giorno dello stare in letto con animo tollerabilmente buono, e senza lamentarsi del tempo che le pesasse di troppo. La necessità di questa severa confinazione, era difatto l’unico grave inconveniente provato da miss Davenne per la sua passata disgrazia. Le punture di dolore che tratto tratto si facean sentire nella parte offesa, specialmente nel piede durante i primi giorni, si erano gradatamente calmate e poi completamente svanite. Del pari quel sentimento di irrequietezza che le impediva il sonno. E nel complesso la salute di Lucy era piuttosto migliore di quel che fosse nel tempo prima dell’infelice accidente che l’avea condotta all’osteria.

In questa vigesima mattina, pertanto, Antonio fece la sua visita più presto del solito, dicendo: «Son venuto a darvi l’addio fino a domani. Mi chiamano in un luogo alcune ore distante da qui, ove mi bisognerà dormire.»

Questa notizia fece contrarre penosamente il cuore a Lucy. — «Sarà per me una lunga giornata,» rispose; e non potè tenersi di aggiungere: «Ma siete sicuro che tornerete domani?»

— «Immancabilmente,» rispose Antonio; «dirò a Speranza che frattanto venga a tenervi compagnia. Le sue storie potranno divertirvi. Or ditemi, credete bene che io vegga sir John Davenne per dirgli che sarò assente nelle ventiquattr’ore prossime?»