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438 Capitolo decimoquinto

pover uomo strangolato in letto, nessuno crede più che sia stato il diavolo quegli che gli diè la stretta; ma si dice senz’altro che un delitto è stato commesso, e la polizia si dà le mani attorno per iscoprire il colpevole. Le donne non temono più gli abbracciamenti notturni del diavolo, e di diventar madri di diabolica prole, o di vedersi portar via da un diavolo, supposto padrino o tutore, i figli delle loro viscere. Chi ammala, più non s’immagina d’essere stregato, o d’avere il diavolo in corpo, e ricorre, non all’esorcista, ma al medico; chi muore, non si vede più intorno al letto una corona di diavoli fuligginosi e tetri, con le mascelle irte di denti aguzzi, con gli occhi strabuzzati, con distese le mani uncinate, in atto di ghermirgli l’anima. Una prova, fra l’altre, che la preoccupazione diabolica è mancata negli animi, o è, almeno, straordinariamente scemata, si ha nel fatto che le così dette demonopatie sono divenute rarissime, e tendono a sparire del tutto. Nei secoli scorsi, e sino a tempi non molto da noi lontani, certe malattie nervose, e in più particolar modo certe forme d’isterismo, davano luogo regolarmente