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424 | Capitolo decimoquarto |
diavoli. Di uno, assai degno di compassione, racconta l’inesaurabile Cesario: in un vecchio poema inglese, The develis parlament or parlamentum of feendis, il diavolo si oppone a Cristo venuto a liberare le anime dell’inferno, e non potendogli contrastare, chiede di essere liberato con loro. Da questo desiderio di redenzione poteva nascere la volontà di adoperare i mezzi che conducevano a redenzione: si capisce per altro, come quei mezzi dovessero riuscir alquanto ostici a diavoli di professione, e come, fattone il saggio, questi smettessero e si tirassero indietro.
Sant’Ipazio domandò una volta a un diavolo perchè non si pentisse, mentre, pentendosi, avrebbe potuto ottenere facilmente perdono: il diavolo ch’era dei più protervi, non volle riconoscersi peccatore. Era questo, come ognun vede, un assai cattivo principio, perchè la prima cosa che il peccatore ha da fare è di riconoscere d’aver peccato, e pentirsi. In un contrasto italiano fra Cristo e Satana, questi si lagna del Redentore, che amò l’uomo, creatura vile più di lui, creatura angelica, e l’uomo redense,