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Il diavolo ridicolo e il diavolo dabbene 409


Il diavolo Scarapino, che il Bojardo descrive in un luogo dell’Orlando Innamorato, appartiene alla famiglia dei diavoli ridicoli:

     Era un demonio questo Scarapino,
Che de l’inferno è proprio la tristizia,
Minuto è il giottarello e piccolino,
Ma bene è grosso e grande di malizia;
A la taverna, dove è miglior vino,
O del gioco e bagascie la divizia,
Nel fumo de l’arrosto fa dimora,
E qua, tentando ciaschedun, lavora.

Alla stessa famiglia appartengono i diavoli che Lorenzo Lippi introdusse nel suo Malmantile.


La derisione che colpiva il diavolo doveva, o prima o poi, naturalmente, colpire anche certe cose che si supponeva avessero stretta attinenza con lui, fossero da lui favorite e promosse: la magia e le strane sue pratiche. E questa derisione comincia appunto a farsi sentire quando cominciano a imperversare i processi contro le streghe. Nessuno la fece sonar più alto di Teofilo Folengo, l’arguto, immaginoso e festevole