398 |
Capitolo decimoquarto |
|
più o meno, i suoi numi. Le plebi cristiane fecero scendere di cielo in terra, andar gironi pel mondo, entrare nelle case degli uomini, assidersi alle lor mense, attendere a mille svariate faccende, non pure gli angeli e i santi e la stessa Vergine Maria, ma ancora Gesù Cristo e Dio Padre. Come non avrebbero esse dato talvolta un consimile carattere di famigliarità al diavolo, a quel diavolo che essi credevano fosse continuamente in mezzo a loro, e il cui nome ricorreva così frequente nei loro discorsi? In un grandissimo numero di credenze e di fiabe popolari noi vediamo comparire un diavolo profondamente diverso da quello dei teologi e delle leggende ascetiche, un diavolo che ha figura e indole d’uomo, ha una casa come hanno gli uomini, faccende e brighe quali potrebbe avere un agricoltore o un artigiano; un diavolo che mangia, bee e veste panni, è qualche volta indebitato, qualche altra ammalato, e nulla più, o ben poco, serba di diabolico. Questo diavolo ammansato non si chiama più con nomi solenni o terribili, ma con nomi umili, ridicoli gli uni, quasi carezzevoli gli altri: Farfanicchio,