Pagina:Il diavolo.djvu/363


Le disfatte del diavolo 355


Qui il diavolo non è picchiato, nè legato; ma ciò ch’ei fa prova quanto potesse sopra di lui la santa. Un cavaliere s’era perdutamente innamorato della bellissima vergine, la quale, aliena da ogni amore mondano, non d’altre nozze bramosa che di quelle eterne con lo sposo celeste, s’era chiusa in un chiostro, e viveva di contemplazione e di preghiera. Non potendo altro fare, il gentil cavaliere dona tutto il suo all’ordine cui s’era ascritta Gertrude, e in ispazio di tre anni si riduce in povertà. Doglioso, non di questo, ma di non potere più oltre spendere a onore della sua dolce amica, egli va errando per la campagna, e una notte s’imbatte nel diavolo, che gli promette di farlo assai più ricco di prima, quand’egli, passati sette anni, s’impegni di dargli l’anima. Accetta l’innamorato, scrive col proprio sangue la obbligazione, e, divenuto più ricco di prima, spende e spande a onor della sua dama. Gli anni passano intanto, giunge il termine stabilito. Il cavaliere va ad accommiatarsi dalla fanciulla e le lascia intendere qual sorte l’aspetti; poi, bevuto un bicchier di vino che quella gli porge, monta a