pagana, si raccoglie in lui, si condensa in lui; egli diventa il natural richiamo di quanto appar peccato alla timorata e ritrosa coscienza cristiana, cioè una varietà infinita di pensieri, di costumanze, di opere. I numi che avevano avuto altari e templi non muojono, non dileguano, ma si trasformano in demonii, perdendo alcuni l’antica formosità seduttrice, serbando tutti la pravità antica, accrescendola. Giove, Giunone, Diana, Apollo, Mercurio, Nettuno, Vulcano, Cerbero, e fauni e satiri, sopravvivono al culto che loro era reso, ricompajono fra le tenebre dell’inferno cristiano, ingombrano di strani terrori le menti, provocano fantasie e leggende paurose. Diana, mutata in demonio meridiano, invaderà i disaccorti troppo obbliosi di lor salute, e la notte, pei silenzii dei cieli stellati, si trarrà dietro a volo le squadre delle maliarde, instruite da lei. Venere sempre accesa d’amore, non meno bella demonio che dea, userà negli uomini l’arti antiche, inspirerà ardori inestinguibili, usurperà il letto alle spose, si trarrà fra le braccia, sotterra, il cavaliere Tanhäuser, ebbro di desiderio, non più curante di Cristo, avido di dannazione. Un