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350 Capitolo duodecimo

giorno lavorando nella sua fucina da fabbro ferrajo, com’era solito fare nell’ore disoccupate, quand’ecco gli si presenta il diavolo tentatore in figura di bella e giovane donna. Il santo finge di non riconoscerlo, e s’intrattiene famigliarmente con lui, aspettando che un par di tanaglie, messe sui carboni, sieno arroventate a dovere. Vedutele com’ei le vuole, colto il momento opportuno, le afferra, le brandisce, e con mirabile destrezza attanaglia il naso del malcapitato, traendo e dimenando con tanto furore, che quegli per l’angoscia, s’avvolge come una trottola, mugghia come un bufalo, e, appena può, sguizza via come una saetta. San Domenico fu alquanto più umano. Stando una notte il santo a studiare, eccoti il diavolo venirgli intorno e dargli briga. Il santo non si turba nè si spazienta; ma presa la candela al cui lume leggeva, la pone in mano al demonio, ordinandogli di tenerla ben ferma, poi come se nulla fosse, si rimette a leggere. Il diavolo è forzato d’obbedire; la candela arde, si consuma, ed egli si brucia tutte le dita. Questo stesso giuoco si dice gli abbiano fatto anche sant’An-