Pier Damiano racconta sulla fede dell’arcivescovo Umberto: Presso a Pozzuoli sorge, fra acque fetide e negre, un promontorio sassoso e ronchioso. Da quell’acque pestifere sogliono levarsi, a tempi determinati, uccelli spaventosi, i quali si lasciano vedere dal vespro del sabato sino al mattino del lunedì. Durante questo tempo volano come emancipati, di qua e di là intorno al monte, spandono l’ale, si ravviano col becco le piume, e pajono godere di alcun refrigerio e di alcun riposo loro conceduto. Nessuno mai li vide cibarsi, nè v’è cacciatore che possa, per qualunque ingegno v’adoperi, insignorirsene. Come appar l’alba del lunedì, ecco sopraggiunge un corvo, di grandezza simile a un avvoltojo, e comincia con un gracchiar grave a sollecitar quegli uccelli, e a cacciarseli innanzi. Essi, gli uni dopo gli altri, s’immergono tutti nello stagno, e più non si lasciano vedere sino al sabato seguente; onde da alcuni si crede sieno anime di dannati, alle quali, ad onore della risurrezione di Cristo, è largita la grazia di poter riposare la domenica e le due notti ancora che fra sè la comprendono.