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La visione di Tundalo 319

quell’immane coperchio piovono senza intermissione le anime degli omicidi, e quivi, penetrate dallo spaventoso calore, si struggono come il lardo nella padella, e liquefatte, colano attraverso il metallo, come fa la cera attraverso il panno, e sgocciolano sui carboni sottostanti, dove tornano nel primo stato, rinnovate all’eterno tormento. Più oltre è una montagna di meravigliosa grandezza, piena d’orrore in vasta solitudine. Vi si accede per un angusto sentiero, che dall’una parte ha fuoco putrido, sulfureo e tenebroso, e dall’altra grandine e neve. Il monte è pieno di demonii, armati di roncigli e di tridenti, i quali demonii assalgon le anime degli insidiatori e dei perfidi che si mettono per quel sentiero, e le travolgono giù, e con perpetua vicenda le scaraventano dal fuoco nel ghiaccio e dal ghiaccio nel fuoco. Ecco un’altra valle, tanto cupa e tenebrosa che non se ne vede il fondo. L’aria vi mugghia pel rombo di un fiume sulfureo che corre laggiù, e per l’incessante ululo dei dannati, mentre la ingombra un fumo d’incomportabil fetore. Unisce le opposte pareti di quella voragine un ponte lungo