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Ancora l'inferno 315


E certo lo spettacolo era tale, per varietà ed intensità, da appagare qualsivoglia più difficile gusto. Procuriamo di farcene spettatori anche noi un istante, almeno con la fantasia, e a tal fine mettiamoci dietro a qualcuna di quell’anime pellegrine ch’ebbero in sorte di visitare il regno della morta gente.


Un monaco per nome Pietro, di cui fa memoria Gregorio Magno in uno de’ suoi Dialoghi, vide le anime dannate immerse in uno sterminato mare di fiamme. Furseo vide quattro gran fuochi, alquanto distanti l’uno dall’altro, nei quali penavano quattro diverse classi di peccatori, e molti demonii affaccendati intorno ad essi. Queste visioni sono tra le più antiche, appartenendo esse al VI ed al VII secolo, e ne mostrano una pena non ancora differenziata, una pena semplice ed unica: nelle visioni de’ tempi che seguono cresce a poco a poco la varietà e la complicazion dei castighi, e l’inferno si rivela in tutta la molteplicità degli orrori e de’ terrori suoi.

Il monaco Wettin, di cui narrò la visione in