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288 | Capitolo decimo |
non si salda; è il regno del peccato irreparabile, della scelleratezza irredimibile, del dolore smisurato, disperato ed eterno. A quest’ultimo regno è congiunta una regione dove il peccato si ripara e si purga, dove il dolore è alleviato dalla speranza; è il purgatorio, vestibolo bujo del cielo radioso.
Il regno di mezzo è come un vivajo immenso di anime, le quali ininterrottamente ne emigrano, spartite in doppia corrente, l’una che sale al cielo, l’altra che scende all’inferno. Satana e la innumerevole sua milizia non intendono ad altro fine, non ad altro usano l’arte e la malvagità loro, che a trarre all’ingiù quante più anime possono, a popolare l’inferno a scapito del paradiso. E della loro riuscita in tale intento non si possono lagnare.
Ma dov’era propriamente l’inferno? Dice sant’Agostino, nel suo libro della Città di Dio, che nessun uomo lo può sapere se Dio stesso non glielo ha rivelato. Ciò non tolse tuttavia che le più disparate e le più strane opinioni fossero espresse in proposito; e il regno dei dannati