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La magia 277

la tortura, contro la quale un altro papa, Nicolò I, s’era quattro secoli innanzi scagliato con nobilissime e memorabili parole. Comincia allora uno strano e doloroso spettacolo. La Chiesa si fa tutrice e banditrice di superstizione, accarezza i più bassi istinti della plebaglia, li promuove e li attizza. Confonde insieme, deliberatamente, e conscia di ciò che fa, eresia e stregoneria, e crea una mostruosa promiscuità d’interessi, dove l’ignoranza, la paura, la stupidità, la malvagità, si accordano insieme e si porgono vicendevolmente la mano. Cominciano i processi contro le streghe, divampano i primi roghi: col volger degli anni il furore, invece di scemare, cresce. I pontefici gareggiano di zelo e di ferocia in quest’opera, ch’essi chiamano una battaglia di Dio contro Satana: Gregorio IX, Giovanni XXII, sono, tra i più antichi, i più ardenti. Così si giunge all’anno di grazia 1484, nel quale anno, il 5 di decembre, il glorioso pontefice Innocenzo VIII promulga la sua famosa bolla Summis desiderantes affectibus, con cui dà ordine e norma alla inquisizione sopra la stregoneria, ferma e regola i diritti e i doveri degl’in-