Pagina:Il diavolo.djvu/269


La magia 261

e non riuscirebbe a dir tutto, giacchè per essa si poteva far presso a poco quanto cade nella fantasia, quanto può essere oggetto di desiderio. Il mago, con acconci filtri, o giovandosi dell’opera di accorti demonii, poteva forzare all’amore, poteva mutare l’amore in odio, poteva strappar l’amata all’amante, o far che quella volasse di notte tempo, per l’aria, fra le braccia di questo. Egli si vendicava de’ suoi nemici, o dei nemici di chi ricorreva a lui per ajuto, facendo divampare l’incendio nelle loro case, rovesciando la tempesta sui loro campi, sommergendo in mare le navi; o pure li faceva morire, infiggendo in una figura di cera, fatta a loro immagine, un ago, o uno stiletto, o pure, senz’altro apparecchio, con una semplice imprecazione, con un’occhiata velenosa. Per lui non erano distanze, non vie malagevoli e perigliose. In groppa ai demonii egli volava da una ad un’altra estremità della terra, spendendo poche ore là dove altri consumavano mesi ed anni, e allo stesso modo faceva viaggiare coloro cui egli favoriva dell’opera sua. Fabbricava amuleti e talismani acconci ad ogni uso, armi fatate che