Pagina:Il diavolo.djvu/267


Il libro magico 259

operare per mezzo loro ogni maniera di meraviglie. Non v’è mago di qualche reputazione che non abbia avuto il suo. Gerberto rubò, come abbiam veduto, quello del proprio maestro, e Fausto n’ebbe uno di grandissima virtù. Secondo una leggenda che ho già ricordata, presso Norcia era l’antro della Sibilla, e un lago popolato di diavoli, al quale accorrevano a frotte gl’incantatori per consacrare i lor libri magici. Col suo, Malagigi fa miracoli per entro ai poemi cavallereschi. Ordinaria compagna del libro era la famosa bacchetta.

Ma oltre alla bacchetta e al libro c’erano pure altre cose con le quali si potevano vincolare e signoreggiare i demonii: tali certe gemme e certe erbe che si trovano descritte nei lapidarii e negli erbarii del medio evo. Più di un mago riuscì ad avere un demonio chiuso in un’ampolla, o dentro un anello, in guisa da potergli comandare come a uno schiavo; e ciò ad imitazione di Salomone, che molti demonii, secondo si legge in racconti ebraici ed arabici, ridusse in ischiavitù. Del famoso medico ed astrologo Pietro d’Abano, morto l’anno 1316