percorre i cieli, ha al piacer suo le più belle donne che si trovino, sguazza nelle ricchezze, opera ogni sorta di meraviglie. In Erfurt legge pubblicamente l’Iliade di Omero, e fa comparire dinanzi agli uditori stupefatti gli antichi eroi, vestiti di loro armi, e negli atteggiamenti che lor si convengono; e ai dottori di quell’Università offre di metter loro tra mani tutte le commedie perdute di Plauto e di Terenzio, beneficio che essi, per timore di qualche diabolico inganno, rifiutano. Scorso il diciassettesimo anno, Fausto, che aveva lasciato scorgere qualche intenzione di ravvedimento e di penitenza, verga col proprio sangue, e forzato dal demonio che minaccia di farlo a pezzi se non obbedisce, una seconda scrittura che conferma la prima. Il tempo vola e il termine della terribile scadenza si approssima. Durante l’ultimo anno, il demonio, per istordirlo e consolarlo, gli dà per concubina Elena greca. Giunge finalmente il dì fatale. Fausto invita tutti gli amici suoi ad un banchetto, narra loro la sua storia, e li prega di non partirsi, ma di andare a dormire intanto ch’egli aspetta la fine sua inevitabile. Poco oltre