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232 | Capitolo ottavo |
lasciandolo prosteso a terra, immerso in lacrime di dolore e di pentimento. Il dì seguente, Antemio, tagliatisi i capelli, vestito di sacco, va a trovare il vescovo di una città vicina, gli si getta ai piedi, gli narra ogni cosa, lo scongiura di ribattezzarlo e di salvarlo. Il vescovo gli dice di non potergli dare nuovo battesimo, lo esorta ad avere buona speranza in Dio, prega e piange con lui. Tornato a casa, Antemio libera tutti i suoi schiavi, distribuisce alle chiese ed ai poveri le sue ricchezze, dona tre libbre d’oro alla madre di Maria, e mentre Maria entra in un chiostro, egli si rende tutto a Dio, alla cui misericordia nessuno ricorre invano. Della scrittura, che il demonio aveva ricusato di restituire, dicendo che la produrrebbe dinanzi al giudice eterno nel giorno del supremo giudizio, non si fa più parola.
In entrambe le leggende che precedono, la causa che spinge gli sconsigliati a ricercare l’ajuto del demonio, e a stringere un patto che dovrebbe costar loro la salute dell’anima, è l’amore: in altri è cupidigia di ricchezze e di onori, o brama di un sapere vietato.