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Amori e figli del diavolo 217

sando alla sua imprecazione e agli effetti che ne debbon seguire. Quando il fanciullo ha compiuto il dodicesimo anno, appare a lei un orribile demonio, e l’avverte che di lì ad altri tre anni verrebbe a prendere colui che per diritto gli appartiene, e a cui non rinuncerebbe per cosa del mondo. La povera donna si dispera, e un giorno, cedendo alle supplicazioni del figliuolo, svela il secreto. Il figliuolo dà allora in un pianto dirotto:

S’il est dolenz n’est pas merveille,
Quar l’aventure est moult amère.

A mezzanotte abbandona la casa de’ suoi genitori, e solo si pone in viaggio. Giunge a Roma, e, come il cavaliere Tanhäuser, si presenta al papa, e gli narra la dolorosa sua storia. Il papa a così nuovo caso non sa che dire, e manda il fanciullo al patriarca di Gerusalemme, il più saggio uomo che sia sulla terra. Ecco il nostro pellegrino in Gerusalemme, dopo molte fatiche e molti pericoli. Il patriarca, come il papa, non ci vede rimedio; ma si ricorda in buon punto