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206 Capitolo settimo

di vincere in lui quella furia d’istinti malvagi; ma dopo ei fa peggio di prima. Nessuno lo passa di forza e di bravura. In un torneo vince ed ammazza trenta avversarii; poi va gironi pel mondo; poi ritorna in patria, e si rimette a fare il bandito e il ladrone, rubando, incendiando, assassinando, stuprando. Un giorno, dopo avere sgozzato tutte le monache di un’abbazia, si ricorda della madre, e va a trovarla. Come prima lo scorgono, i servitori scappano, chi di qua e chi di là; nessuno s’indugia a domandargli d’onde venga, che voglia. Allora, per la prima volta in sua vita, Roberto stupisce dell’orrore che inspira a’ suoi simili; per la prima volta ha coscienza di quella sua mostruosa malvagità, e sente trafiggersi il cuore dal dente acuto del rimorso. Ma perchè mai è egli più malvagio degli altri? Perchè nacque, chi lo fece tale? Un’ardente brama lo punge di penetrare il mistero. Corre dalla madre, e con in pugno la spada sguainata le impone di svelargli il segreto de’ suoi natali. Saputolo, freme ed inorridisce, sopraffatto dallo spavento, dalla vergogna e dal dolore. Ma la sua forte natura non s’accascia