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Amori e figli del diavolo | 195 |
un diavolo vestito da monaca, infermò e in tre giorni morì; e ricorda il caso di un uomo dabbene, che non avendo voluto consentire alle lubriche voglie di un succubo, fu da questo tratto a volo per l’aria e scaraventato in terra, così che, dopo avere stentato un anno, se ne andò all’altro mondo. Ma di quanti succubi vide il medio evo, il più fascinatore fu Venere, quella Venere che mutata, come le nuove credenze volevano, di nume in demonio, innamorò di sè il gentil cavaliere e poeta Tanhäuser, ed altri assai, cui fu larga de’ suoi favori. Fu amata da molti e taluno forse anche amò, come in antico; certo era gelosa dei diritti o bene o male acquistati e s’ingegnava di farli valere. Lo prova il seguente caso narrato da parecchi, e che io riferisco, voltando in volgare il forte e colorito latino di un cronista inglese, Guglielmo di Malmesbury, che nel XII secolo ne fece primo il racconto.
Un giovane cittadino romano, ricco di molto censo, e nato d’illustre famiglia senatoria, avendo condotto moglie, invitò gli amici a banchetto. Levate le mense, e stimolata coi vini più generosi