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122 | Capitolo quarto |
essere semente di peccato, I migliori monaci non ridevano mai, anzi piangevano spesso, come quel sant’Abramo di Siria, che non passò mai un giorno senza piangere.
Non parlo delle mille tentazioni minute e leggiere che intravenivano pressochè del continuo, e non avevano altro scopo che di distogliere dalla meditazione e dalla preghiera, o di far rinnegare la pazienza a chi le pativa; come, per esempio, ripetere, a guisa d’eco, le parole dei leggenti, fare sternutire ripetutamente un predicatore nel più bel punto del suo discorso, fare che una mosca importuna si posasse dieci volte di seguito sul viso di chi stava per abbandonarsi al sonno, ecc. ecc. Ma abbiasi a mente che non è tentazione così piccola e lieve la quale non possa divenir principio d’irreparabile caduta. Mettete un seme in terra, e se non fanno difetto gli elementi e le condizioni necessarie alla vegetazione, il seme diventa pianta. Così il diavolo, che sa queste cose, riesce con una prima tentazione, spesso leggierissima, a porre nell’animo un primo germe di peccato, e questo germe, ajutato da lui, subito al-