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116 | Capitolo quarto |
mosso da intempestiva pietà, o troppo fidente nella virtù propria, accoglieva nella sua celletta, appena capace di due persone, la bella supplicante, c’era pericolo, ma pericolo grande, che la cosa andasse a finir male. Ruffino d’Aquileja narra a tale proposito una storia degna d’essere scelta fra cento.
Viveva nel deserto, e abitava in una spelonca un monaco, uomo di grandissima astinenza, adorno, di tutte le virtù, solito di passare in orazione i giorni e le notti. Costui, vedendo il profitto che faceva in santità, cominciò a montare in superbia, e a dare tutto a sè il merito che solo apparteneva a Dio. Il demonio, ciò conoscendo, non tarda ad apparecchiare e tendere i suoi lacci. Ed ecco, una sera, giunge dinanzi alla spelonca del santo uomo una bellissima donna, la quale, entrata dentro, fingendosi al tutto vinta dalla stanchezza, si getta ai suoi piedi, e con ogni istanza lo prega di volerle dare ricovero: la notte l’ha colta in quel deserto; non la lasci, per carità, in preda alle fiere. Egli, impietosito, l’accoglie benignamente, e comincia a chiederle la ragion del suo viag-