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Accettò, senza riflessione alcuna, le strane proposte che gli venivano fatte, ricevè i danari e prese possesso, senza far troppe cerimonie, della casa ridente e sontuosa che il Filippi gli aveva preparata.

A fare il signore ci si abitua subito; anzi, quando ci si ritrova improvvisamente a mutare stato, o per essere più esatti, a migliorarlo, non ne sentiamo alcuna meraviglia. Tanto è vero che siamo stati creati per la felicità!

Entrando nei salotti eleganti della nuova sua casa, il nostro ex contadinello si trovò trasformato, gli parve che quel lusso non gli fosse nuovo e prese subito il tono imperioso a duro dei giovani viziati.

Strapazzava i camerieri, e parlava d’alto in basso alle persone di condizione inferiore alla sua. Ebbe ben presto un amico; ma che dico?... uno? ne ebbe cinque, dieci, tanti da non poterli contare. E tutti giovani di nobile casato, con le scarpette a punta, col solino alto fino al mento, con la caramella all’occhio e il fare beffardo e insolente.

Sulle prime tutti lo chiamavano cavaliere; ma in capo a qualche settimana, un piccolo conte un po’ spiantato fece la scoperta che un antenato di Paolo aveva il titolo di marchese. Non ce ne volle di più perchè tutti in coro lo chiamassero da quel giorno il marchesino Del Bosco.

E il nostro eroe, dal canto suo, sapeva compensare nobilmente simili indiscutibili prove di devozione e d’affetto, invitando quasi sempre gli amici a lauti conviti, a sollazzi d’ogni maniera.

Non ci sarà bisogno di molte spiegazioni per far capire ai miei lettori come con un tal sistema di condotta, i denari dovessero volar via molto lesti. E volarono tanto, che in capo a poche settimane il marchesino si presentò alla cassa del Filippi.