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Come afferma Joshua Meyrowitz nella prefazione al suo libro "Oltre il senso del luogo": "una volta, la presenza fisica era un requisito essenziale dell’esperienza diretta […] Un tempo le comunicazioni dal vivo e quelle mediate erano molto diverse fra loro. Oggi non è più così. L’evoluzione dei media ha diminuito il significato dell’essere fisicamente presenti nel fare esperienza di persone e fatti" (Meyrowitz, 1985, prefazione). "I media elettronici hanno modificato il significato del tempo e dello spazio nell’interazione sociale" (Ibidem). L’autore propone un’interpretazione dei media come ambienti culturali.
Secondo Paolo Jedlowski (2005) i media, influenzando la conformazione del senso comune, influenzano anche la costituzione dell’esperienza, grazie soprattutto a quel processo di simultaneità despazializzata (che unisce luoghi distanti in un’unica percezione) impensabile prima dell’avvento dei media elettronici. Infatti, se in qualsiasi periodo storico precedente lo stesso tempo implicava lo stesso luogo, oggi i media consentono di sperimentare come simultanei eventi che accadono in luoghi diversi: si può essere fisicamente in un luogo e contemporaneamente essere a conoscenza di ciò che accade in un altro. I media permettono una prossimità mediata nei confronti di ciò che percepiamo grazie a loro. Si tratta di una sorta di mimesi del mondo: si creano mondi che hanno a modello la realtà immediata dei sensi, ma che se ne emancipano poiché si creano grazie al discorso (Jedlowski, 2005).
Anche John B. Thompson descrive un mondo in cui la capacità di fare esperienza si è separata dall’incontro. Interpretando l’esperienza come processo di apprendimento e arricchimento dell’organizzazione riflessiva del sé, l’autore afferma che i materiali simbolici mediati allentano il legame tra autoformazione e ambiente condiviso. Ciò avviene per due ragioni: "perché gli individui accedono in misura sempre maggiore a tipi di informazione e comunicazione provenienti da fonti lontane, e perché trasmettono tali informazioni reti di comunicazione sempre più ampie; in altre parole gli individui hanno accesso a ciò che in termini generali potremmo definire conoscenza non locale" (Thompson, 1995, 289).
L’autore definisce quattro caratteristiche tipiche dell’esperienza mediata: (a) l’esperienza mediata comporta la sperimentazione di eventi spazialmente (e