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DeBaggis evidenzia alcune accortezze pratiche per l’applicazione di una strategia di presenza in Rete. In primo luogo è necessario fornire un palinsesto vario: la presenza on line deve essere in grado di interessare code diverse per interessi e modalità di comportamento. In secondo luogo i contenuti e linguaggio devono essere adeguati all’obiettivo di invito ad una conversazione collettiva: i contenuti devono essere modificabili e facilmente ripubblicabili; il linguaggio, indicatore di affinità tra interlocutori, deve essere coerente con la situazione. In terzo luogo è necessario fare attenzione ai social pattern e agli standard di riferimento: ogni tecnologia trova il suo scopo in base agli usi che ne vengono fatti e le intenzioni di chi sviluppa una tecnologia devono potersi piegare e modificare in base agli utilizzi reali degli interlocutori. Inoltre è sconsigliabile progettare da zero un’interfaccia, in quanto l’utilizzo di standard riconoscibili è segno di rispetto per le aspettative degli interlocutori: come sottolinea DeBaggis, l’innovazione richiesta è culturale e di atteggiamento, non tecnologica.
Infine è necessario impostare alcune regole di base per la vita della community: "ogni community […] dovrebbe avere come obiettivo la definizione progressiva di un set di usi e consuetudini, [di regole esplicitate] che è sentito come proprio dai partecipanti" (DeBaggis, 2010, 166). L’autrice è consapevole del fatto che la Rete difficilmente accetta regole imposte dall’alto, e conseguentemente suggerisce di impostare e negoziare un sistema di metaregole: regole-base che si prestano ad essere adattate a diverse situazioni. Una sorta di netiquette interna alla community che ne permetta l’autoregolazione.
DeBaggis cita i consigli di Virginia Shea: "ricorda le norme di convivenza sociale, utilizza in Rete gli stessi schemi di comportamento che useresti in un incontro reale […] rispetta i tempi, la banda e gli spazi delle altre persone, sii gradevole, condividi le tue conoscenze, aiuta a mantenere i flame sotto controllo, rispetta la privacy delle altre persone, non abusare del tuo potere, sii indulgente con gli errori degli altri" (Shea, 1994, in DeBaggis, 2010, 167).
La policy dovrebbe essere quella di porre le basi di un accordo paritario che garantisca un insieme di diritti e doveri. DeBaggis porta come good-practice l’esempio di YOYOU (You Own Your Own Words), principio regolatore della community The Well secondo il quale chiunque può dire ciò che vuole purché se ne prenda la responsabilità sociale, oltre che legale. Si tratta di una policy facilmente accessibile (raggiungibile e