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dal solo fatto di esistere e non per il fatto di esistere in un ambiente reticolare" (Maistrello, 2007, 23).
Gli utenti sono classificabili in sei categorie in base al grado di attività svolta grazie alle piattaforme web 2.0: creator, critic, collector, joiner, spectator fino ad arrivare all’inactive (Mazali, 2009).
Nel suo libro, Maistrello afferma che "dentro la parte abitata della Rete non esiste cittadinanza passiva" (Maistrello, 2007, 55): la Rete, con i suoi strumenti di pubblicazione personale, apre a ciascuno l’opportunità di essere presente e esprimersi. Si tratta di quel fenomeno di amatorializzazione della pubblicazione/comunicazione descritto nel primo capitolo.
Boyd afferma che per chi si occupa di informatica, il concetto di web 2.0 evidenzia la necessità di un’interazione costante e costruttiva tra creatori e utilizzatori di tecnologia. Per la massa di utenti, invece, web 2.0 coincide con la riorganizzazione di pratiche web-based per l’interazione con gli amici: più che per vero e proprio networking, la maggioranza delle persone usa il web 2.0 per stare in contatto con persone che conosce già. A tal proposito l’autrice parla di effetti di rete, dell’importanza dei cluster: la gente sceglie solitamente le cose che i propri amici utilizzano. "Molti fra quelli che costruiscono tecnologie ritengono che il set di caratteristiche del prodotto sia la chiave di volta per la sua adozione e popolarità. Con i social media spesso non avviene così. Esistono alcuni elementi scatenanti in grado di spingere gli early adopters verso un certo sito, ma senza dubbio il fattore determinante è costituito dal fatto che esso rappresenti o meno lo spazio in cui i tuoi amici si ritrovano" (Boyd, 2009, 6).
Eppure, la Rete permette una potenzialità espressiva come mai è stato possibile precedentemente: "la condivisione del proprio bagaglio di sensibilità avviene all’interno di un ipertesto collettivo che promuove la partecipazione e incoraggia le relazioni tra persone che condividono interessi. Le idee si raccolgono, decantano negli archivi, si confrontano con il punto di vista dei lettori, vengono riproposte in altri siti se qualcuno le trova rilevanti, danno vita a discussioni collettive, infine tornano indietro arricchite e rielaborate" (Maistrello, 2007, 57). È quello che viene definito WOM (Word Of Mouth), il passaparola che influisce sulle scelte che le persone compiono, anche in relazione ai processi decisionali di acquisto/fruizione di un prodotto/servizio.