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diversi, e la loro coerenza dipende non dal loro intrinseco status di processi
standardizzati, ma piuttosto dal fatto che essi appartengano alla pratica di una specifica
comunità che persegue una missione data.
Le comunità di pratica si configurano, secondo la definizione di Wenger, come strutture sociali emergenti. Una comunità di pratica esiste non in ragione di una quantità minima
di tempo investita, ma in virtù di un mutuo sostegno al coinvolgimento da parte degli
attori coinvolti. L’apprendimento della pratica è un “processo incessante in cui ciò che i
soggetti imparano è la dinamica stessa del sentirsi coinvolti, partecipare e sviluppare la
comunità” (Arata, 2000); “l’apprendimento è il motore della pratica, e la pratica si
configura a sua volta come la storia di quell’apprendimento” (Ibidem). L’apprendimento
è importante anche in relazione all’accoglimento di nuovi membri all’interno del gruppo.
Secondo Wenger l’esistenza di una comunità di pratica non dipende da una membership
prefissata, ed anzi uno degli aspetti più essenziali nella vita della struttura è costituito
dall’arrivo di nuove generazioni di membri. “L’autore americano illustra […] il fatto che
la pratica può essere condivisa e trasmessa intergenerazionalmente proprio perché essa
costituisce di per sé un processo collettivo di apprendimento” (Ibidem). Dal momento
che la comunità ha interesse al mantenimento della pratica, deve porre in atto un
processo ufficiale di selezione e socializzazione per assicurarsi che i nuovi venuti siano
in grado di rapportarsi alle situazioni emergenti. Tuttavia il reale inserimento dei nuovi
venuti dipende solo limitatamente dall’apprendimento formalizzato. Secondo Wenger,
infatti, altrettanto importante della didattica tradizionale è la creazione di routines che,
attraverso l’azione e privilegiando il learning by doing, favoriscano l’inserimento dei
nuovi arrivati nelle dinamiche di attività collettiva.
Riprendendo il discorso, attualmente i bassi costi di coordinamento facilitano
l’emersione di una comunità di pratica latente.
Non tutte le pratiche creano lo stesso grado di coinvolgimento degli attori. Shirky
differenzia tre gradi di attivazione dei prosumers:
- Condivisione: è la semplice accumulazione di contenuti simili grazie all’aggregazione dei partecipanti.
- Collaborazione: è la produzione di contenuti collettivi. Richiede sincronizzazione tra obiettivi di gruppo e obiettivi individuali, necessità di