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COLORO CHE VOGLIONO RENDERE
L’UMANITÀ MIGLIORE.


1.


Si sa cosa io esigo dal filosofo: di porsi al di là del bene e del male, di porre al disotto di sè l’illusione del giudizio morale. Questa esigenza è il risultato di un esame che io ho formulato per la prima volta: io sono arrivato alla conclusione che non esistono affatto fatti morali. Il giudizio morale ha questo di comune col giudizio religioso, di credere a delle realtà che non esistono. La morale non è che una interpretazione di certi fenomeni, ma una interpretazione falsa. Il giudizio morale appartiene, proprio come il giudizio religioso, ad un grado dell’ignoranza in cui la nozione della realtà, la distinzione tra il reale e l’immaginario, ancora neanche esistono: in modo che, su di un simile grado, la «verità» non fa che designare delle cose che noi oggi chiamiamo «immaginazione». Ecco perchè il giudizio morale non deve mai esser preso alla lettera: come tale sarebbe sempre un controsenso. Ma come semiotica rimane inapprezzabile: rivela, almeno per chi sa, le realtà le più preziose

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