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IL CREPUSCOLO DEGLI IDOLI

taggio nell’esistenza della Chiesa... Nelle cose politiche, l’avversione è ora diventata così più intellettuale, più saggia, più riflessiva, più moderata. Ogni partito vede un interesse di conservazione propria nel non lasciare esaurirsi il partito avversario; lo stesso avviene per la grande politica. Una nuova creazione, per esempio, il nuovo Impero, ha più bisogno di nemici che di amici: non è che per il contrasto che essa comincia a sentirsi necessaria, a divenire necessaria. Noi non ci comportiamo diversamente a riguardo del «nemico interiore»: là pure noi abbiamo spiritualizzato l’avversione, là pure noi abbiam compreso il suo valore. Bisogna essere ricchi in opposizione, non è che a questo prezzo che si è fecondi; non si rimane giovani che a condizione che l’anima non si riposi, che l’anima non domandi la pace. Niente è divenuto più straniero per noi di ciò che un tempo era l’oggetto dei desiderî, la «pace dell’anima» che auguravano i cristiani; niente è meno oggetto della nostra invidia che il gregge morale e la grassa felicità della coscienza tranquilla. Si rinuncia alla vita grande allorchè si rinunzia alla guerra... È vero che in molti casi la «pace dell’anima» non è che un malinteso; essa è allora qualche cosa di altro che non saprebbe onestamente designarsi. Senza ambagi e senza pregiudizi, citerò qualche caso. Per esempio la «pace dell’anima» può essere il dolce ragionamento di un’animalità ricca nel dominio morale (o religioso). Oppure il cominciamento della fatica, la prima ombra che getta la sera, che getta ogni specie di sera. Oppure un segno che l’aria è umida, che il vento del sud prin-


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