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FEDERICO NIETZSCHE |
4.
L’altra idiosincrasia dei filosofi non è meno pericolosa: essa consiste nel confondere le cose ultime con le cose prime. Essi pongono al principio ciò che viene alla fine — disgraziatamente! giacchè ciò non dovrebbe avvenire affatto! — le «concezioni le più alte», cioè le concezioni più generali e più vuote, l’ultima ebbrezza della realtà che svapora, essi le pongono al principio e ne fanno il principio. In ciò di nuovo c’è soltanto l’espressione della maniera di venerare: ciò che vi è di più alto non può venire da ciò che vi è di più basso, non può in generale esser venuto... La morale è che tutto ciò che è di primo ordine deve essere causa sui. Un’altra origine è considerata come obbiezione, come contestazione di valore. Tutti i valori superiori sono di primo ordine, tutte le concezioni superiori, l’essere, l’assoluto, il bene, il vero, il perfetto — tutto ciò non può essere «divenuto», occorre dunque che ciò sia causa sui. Tutto ciò pertanto non può neanche essere ineguale in se stesso, non può essere in contraddizione con sè... È così che essi arrivano alla loro concezione di «Dio»... L’ultima cosa, la più lieve, la più vuota è messa al primo posto, come causa in sè, come ens realissimum... È stato necessario che l’umanità prendesse sul serio i mali immaginarii di quei malati tessitori di tele di ragno! — Ed ha anche dovuto pagar caro tutto ciò!....
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