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FEDERICO NIETZSCHE

solo si rassegnerà alla vita umana, alla sua vita individuale, ma egli l’amerà tanto che accetterà gioiosamente l’idea di riviverla un numero infinito di volte, l’idea del «Ritorno eterno» di tutte le cose.

Tale è infatti il nostro destino: l’evoluzione universale si compie non secondo una linea dritta infinita, ma secondo un immenso circolo di cui ogni esistenza è un impercettibile segmento. Noi abbiamo vissuto un numero infinito di volte la nostra vita nei suoi minimi dettagli e la rivivremo lo stesso indefinitamente. Divenire cosciente di questa legge suprema dell’esistenza, accettarla non solo senza rivolta, senza orrore, ma di buon grado, e non solo di buon grado ma con gioioso entusiasmo, è questo lo scopo che Zarathustra indica all’umanità: allorchè essa l’avrà raggiunto l’«Uomo» sarà divenuto «Superuomo».

Il superuomo non è altra cosa che l’Uomo arrivato ad uno stato di salute superiore, — dal punto di vista fisico come dal punto di vista morale, — liberato dall’antica tavola dei valori e cosciente della legge del Ritorno eterno. Il passaggio dall’Uomo al Superuomo si farà — come quello dalla religione all’irreligione, o dall’altruismo all’egoismo — per «autosoppressione»; a forza di soffrire, a forza d’andare più avanti nella decadenza, verrà un momento in cui l’Uomo, in un supremo slancio di disgusto che sarà anche un supremo slancio d’amore e d’entusiasmo, metterà in opera tutto ciò ch’egli ha d’energia per dar nascita al Superuomo annientandosi da sè stesso.

Fu verso la fine della sua vita cosciente che questa visione d’avvenire s’impose all’immaginazione di

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