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FEDERICO NIETZSCHE

peggiori nemici. Se ad esempio l’immoralista e l’ateo Nietzsche incontra spesso della simpatia presso delle anime religiose, ciò avviene perchè, in realtà, egli è infinitamente più vicino ad esse che non gli spiriti tiepidi i quali accordano alle cose della religione una indifferenza od una ironica deferenza.

Ma Nietzsche non si limita soltanto alla negazione. Ciò che infatti caratterizza l’ultima parte della sua vita è il ritorno del lato positivo della sua natura che era stato messo in disparte al momento della sua crisi del 1876. Se in Cose umane Nietzsche ci appare come uno spietato analista crudelmente disingannato, in Aurora il tono comincia a cambiare; accenti più commossi, più vibranti si fanno intendere; si comincia, attraverso le tenebre del pessimismo, a veder brillare indecisamente l’alba di una nuova speranza. Questa luce si allarga in Gaia scienza ove si trovano «cento indizi dell’approssimarsi di qualcosa d’incomparabile». Poi con Zarathustra è un’improvvisa esplosione d’indescrivibile entusiasmo, un trionfale canto liricamente travolgente, come una cascata di luce abbagliante. La concezione della vita intravvista dal Nietzsche durante la sua giovinezza, nel’istante in cui scorgeva la salute dell’umanità in una rinascita dello spirito dionisiaco e della saggezza tragica, si mostra di nuovo in prima linea del suo pensiero, allargata, trasformata, abbigliata con più brillanti colori, ma riconoscibilissima malgrado tutto sotto la sua nuova forma: essa è diventata, sulle labbra di Zarathustra, la teoria del «Superuomo» e del «Ritorno eterno».

Nietzsche insegna che la caratteristica dell’uomo

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