per «autosoppressione», si è elevata fino alla durezza, l’altruismo fino all’egotismo. Ora, in virtù di una analoga evoluzione, vediamo l’ateismo nascere dal sentimento religioso, l’«immoralismo» uscire dal più profondo rispetto per il dovere. È a forza di coscienza religiosa che Nietzsche è divenuto ateo; è per un supremo raffinamento di moralità cristiana ch’egli ha messo in questione il valore dell’imperativo del dovere e della stessa verità. Egli inalbera un intransigente ateismo e parla pertanto con profonda simpatia degli homines religiosi, degli uomini di fede; si dice immoralista e pertanto nessuno più di lui ha conosciuto il rispetto del dovere; attacca il culto della verità ad ogni costo eppure nessuno meglio di lui ha subìto la divorante ed entusiastica passione della verità; lancia contro Wagner il più terribile dei pamphlets mentre non cessa di profondamente ammirarlo; esalta la civiltà francese ed abbassa con una specie di furore la cultura tedesca, ma si scorge facilmente, attraverso gli scatti della sua collera e della sua ironia, un doloroso amore per la Germania, per la sua ingrata patria che si è lungamente ostinata ad ignorarlo o a misconoscerlo.
«Voi dovete esser fieri dei vostri nemici», insegna Zarathustra. Nietzsche ha praticato questo precetto. Non solo non si sente mai in lui l’odio denigrante che vorrebbe rimpiccolire ed abbassare l’essere detestato, ma spesso s’indovina in lui un vero amore degli uomini o delle idee che attacca: è questo pure il secreto dell’attrazione che sovente esercita su coloro stessi che sembrerebbe dovessero essere i suoi