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FEDERICO NIETZSCHE

dilà». Ed insegna che «Dio è morto» e che l’uomo deve amare la terra.

Ma anche emancipato dalla fede religiosa, l’uomo ha creduto fino ad ora all’ideale, al valore assoluto del dovere, dell’imperativo categorico, della verità; ha creduto che bisognava vivere per il «bene» o «per la Verità», e gli spiriti più emancipati dei tempi moderni, scettici, «obbiettivi», agnostici, i «coscienziosi dello spirito» che rappresentano l’élite intellettuale e morale dell’umanità, nel naufragio di tutte le loro illusioni han conservato almeno il culto intransigente della verità. Nietzsche mostra ora che questa fede nella verità, questa volontà di sincerità ad ogni costo procede in realtà dallo stesso istinto pessimista, che conduce l’uomo a sacrificare la vita presente all’Aldilà. «Noi pure, egli dice, i pensatori di oggi, gli atei, gli antimetafisici, noi pure ci passiamo il fuoco che ci anima a quest’incendio, che una credenza più volte millenaria ha acceso, a questa fede cristiana che fu pure la fede di Platone, che Dio è la verità e che la verità è divina». E conclude che l’uomo non ha per missione di volere il bene, e di tendere verso il vero, ma che il male e l’illusione sono tanto utili per lo sviluppo della vita quanto il bene ed il vero.

L’uomo finora ha creduto che l’esistenza aveva uno scopo, si è sforzato di trovare il senso della vita e di conformare la sua maniera di vivere a quel fine universale. Nietzsche insegna che l’universo non ha scopo, che di per sè stesso non significa niente, che esso non è che un puro nonsenso e che dipende dal-

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