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IL CREPUSCOLO DEGLI IDOLI



4.

Io fui il primo che, per la comprensione di questo antico istinto ellenico ricco ancora ed anche esuberante abbia preso sul serio quel meraviglioso fenomeno che si chiama Dionisio: esso non è spiegabile che con un eccesso di forza. Colui il quale ha studiato i Greci, come quel profondo conoscitore della loro cultura, il più profondo di tutti, Giacobbe Burckhardt di Basilea, ha compreso subito l’importanza che ciò aveva: egli ha intercalato nella sua Coltura dei Greci un capitolo speciale su quel fenomeno. Se si vuol rendersi conto dell’opposto, basterà vedere la povertà d’istinto quasi allegra nel filosofo tedesco quando si avvicina all’idea dionisiaca. Il celebre Lobeck sopratutto, con la venerabile certezza di un verme disseccato tra i libri, si mise ad arrampicarsi in quel mondo di stati misteriosi, per convincersi che era scientifico, mentre era superficiale e puerile fino al disgusto, — Lobeck ha dato ad intendere, con gran rinforzo di erudizione, che in fondo tutte quelle curiosità erano di tenue importanza. È possibile infatti che i preti abbiano comunicato, a coloro che partecipavano a quelle orgie, alcune idee che non sono senza valore: per esempio che il vino incita alla gioia, che l’uomo può vivere talvolta di frutta, che le piante fioriscono in primavera e si seccano in autunno. Per quel che riguarda quella strana ricchezza di riti, di simboli, di miti d’origine orgiaca di cui pullula letteralmente il mondo antico, Lobeck non vi trova che il pretesto per essere di un grado più spirituale. «I Greci, egli dice (Aglaophamus, I.


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