se stesso. Questo aborto che si è piantato sulla soglia dei nuovi tempi, voleva egli pure il «ritorno alla natura», — una volta ancora, dove voleva arrivare? — Io odio Rousseau anche nella Rivoluzione; essa è la espressione storica di quell’essere a due faccie, idealista e canaglia. La sanguinosa farsa che allora si rappresentò, «l’immoralità» della Rivoluzione, tutto questo non m’importa; ciò che io odio, è la sua moralità alla Rousseau, — le sedicenti «verità» della Rivoluzione per le quali essa esercita ancora la sua azione e la sua persuasione su tutto ciò che è piatto e mediocre. La dottrina dell’uguaglianza!... Ma non c’è un veleno più velenoso: giacchè essa appare predicata dalla giustizia stessa, mentre essa è la fine di ogni giustizia... «Agli eguali uguaglianza, agli ineguali inuguaglianza — tale dovrebbe essere il vero linguaggio di ogni giustizia; e, ciò che necessariamente ne consegue, bisognerebbe mai eguagliare delle inuguaglianze». — Attorno a questa dottrina dell’uguaglianza si svolsero tante scene orribili e sanguinose, che le è rimasto, a questa «idea moderna» per eccellenza, una specie di gloria e di aureola, al punto che la Rivoluzione, per il suo spettacolo, ha smarrito finanche spiriti nobilissimi. Il che non è una ragione per stimarla di più. — Io non scorgo che uno solo il quale la sentì come doveva essere sentita, con disgusto. — Goethe...