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FEDERICO NIETZSCHE



47.

La bellezza non è un caso. — La bellezza di una razza, di una famiglia, la sua grazia, la sua perfezione in tutti i gesti è penosamente acquisita: essa è, come il genio, il resultato finale del lusso accumulato dalle generazioni. Bisogna aver fatto dei grandi sacrifici al buon gusto, bisogna a cagione di questo aver fatto ed abbandonato molte cose; — il diciassettesimo secolo, in Francia, merita a questo riguardo di essere ammirato, — si aveva allora un principio di elezione per la società, l’ambiente, il vestito, le soddisfazioni sessuali; occorse preferire la bellezza all’utilità, all’abitudine, all’opinione, alla pigrizia. Regola superiore: non si deve «lasciarsi andare» neanche dinanzi a se stessi. — Le cose buone costano carissime, e prevale sempre la legge che quegli che le ha è differente da colui che le acquista. Tutto ciò che è buono è eredità, ciò che non è ereditato è imperfetto, non è che un inizio... Ad Atene, al tempo di Cicerone il quale esprime la sua meraviglia, gli uomini ed i giovani erano molto più belli delle donne: ma anche quale lavoro e quale sforzo al servizio della bellezza il sesso maschile si era imposto da molti secoli! — Non bisogna pertanto farsi illusioni sul metodo impiegato: una semplice disciplina di sentimenti e di pensieri ha un resultato quasi nullo (— ecco il grande abbaglio dell’educazione tedesca assolutamente illusoria): è il corpo che si deve persuadere sin dal primo momento. La stretta osservazione delle abitudini distinte e scelte, l’obbligo

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