le. — Che oggigiorno in Francia si pensi tutto il contrario (in Germania pure, ma qui ciò non ha importanza), che la teoria del milieu, una vera teoria da nevrastenici, vi sia divenuta sacrosanta e ch’essa trovi credito tra i fisiologi, ecco che, per noi, non è in «buon odore», ecco che ci fa venire dei tristi pensieri. — In Inghilterra pure non s’intende diversamente, ma questo non turberà nessuno. All’Inglese sono aperte due vie per accomodarsi del genio e del «grand’uomo»: la via democratica alla maniera di Buckle, oppure la via religiosa alla maniera di Carlyle. — Il pericolo che vi è nelle grandi epoche e nei grandi uomini è straordinario; lo sfinimento sotto tutte le forme, la sterilità li segue passo a passo. Il grande uomo è una fine; la grande epoca, il Rinascimento per esempio, è una fine. Il genio — in opera ed in azione — è necessariamente sprecone: ch’egli si sprechi è questa la sua grandezza... L’istinto di conservazione è in qualche modo sospeso; la pressione suprema delle forze raggianti proibisce loro ogni specie di precauzione e di prudenza. Si chiama questo «sacrificio», si vanta il suo «eroismo», la sua indifferenza per il suo proprio bene, la sua abnegazione per una idea, una grande causa, una patria: tutto questo sono dei malintesi... Esso straripa, si spande, si spreca, non si risparmia, — fatalmente, irrevocabilmente, involontariamente proprio come è involontaria l’irruzione di un fiume al disopra delle sue rive. Ma poichè si deve molto a tali esplosivi, per ricompensa sono stati gratificati di molte cose, per esempio di una specie di morale superio-