chè, cos’è la libertà? Consiste nell’avere la volontà di rispondere di sè. È mantenere le distanze che ci separano. È essere indifferenti ai dolori, alle asprezze, alle privazioni, alla vita stessa. Significa essere pronti a sacrificare gli uomini alla propria causa, senza eccettuare se stessi. Libertà significa che gli istinti virili, gli istinti gioiosi di guerra e di vittoria, predominano su tutti gli altri istinti, per esempio su quelli della «felicità». L’uomo divenuto libero, e più ancora lo spirito diventato libero, calpesta quella specie di disprezzabile benessere che sognano i droghieri, i cristiani, i poltroni, le donne, gli Inglesi ed altri democratici. — L’uomo libero è guerriero. — Da cosa si misura la libertà negli individui come nei popoli? Dalla resistenza che bisogna sormontare, dalla pena che costa l’arrivare in alto. Il tipo più elevato dell’uomo libero deve essere cercato là, dove deve essere costantemente vinta la più forte resistenza: a cinque passi dalla tirannia, alla soglia stessa del pericolo della servitù. Ciò è fisiologicamente vero se s’intende per «tirannia» degli istinti terribili e spietati che provocano contro essi il massimo di autorità e di disciplina; il più bel tipo ne è Giulio Cesare; — ciò è vero anche politicamente, e non si ha che a percorrere la storia. I popoli che hanno avuto qualche valore, che hanno guadagnato qualche valore, non l’hanno mai guadagnato con delle istituzioni liberali: il grande pericolo fece di essi qualche cosa che merita il rispetto, quel pericolo il quale soltanto ci insegna a conoscere le nostre risorse, le nostre virtù, i nostri mezzi di difesa, il nostro spirito, — che ci costringe ad essere forti... Primo