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FEDERICO NIETZSCHE

Arianna al suo filosofico amante, in uno di quei celebri dialoghi sull’isola di Nasso. «Io trovo qualche cosa di ridicolo alle tue orecchie, Arianna: perchè non sono esse più lunghe ancora?».


20.

Niente è bello, non c’è che l’uomo che sia bello: sopra questa ingenuità poggia ogni estetica, è la sua prima verità. Aggiungiamoci subito la seconda: niente è brutto se non è l’uomo che degenera, — con il che l’impero dei giudizi estetici è circoscritto. — Dal punto di vista fisiologico, tutto ciò che è brutto indebolisce e rattrista l’uomo. Ciò lo fa pensare alla decomposizione, al pericolo, all’impotenza. Decisamente vi perde della forza. Si può misurare al dinamometro l’effetto della bruttezza. In generale, allorchè l’uomo prova uno stato di abbattimento, egli annusa l’avvicinarsi di qualcosa di «brutto». Il suo sentimento di potenza, la sua volontà di potenza, il suo coraggio, la sua fierezza — tutto questo si abbassa con il brutto e sale con il bello... Nei due casi noi tiriamo una conclusione: le premesse sono ammassate in abbondanza nell’istinto. Noi intendiamo il brutto come un segno ed un sintomo della degenerescenza: quel che ricorda da vicino o da lungi la degenerescenza provoca in noi il giudizio «brutto». Ogni indizio di sfinimento, di pesantezza, di vecchiaia, di fatica, ogni specie d’imbarazzo, come il crampo, la paralisi, e prima di tutto l’odore, il colore, la forma della decomposizione, fosse

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