Pagina:Il cholera in Barberino di Mugello - Carlo Livi, 1855.djvu/79

PARTE TERZA


Fin qui parlava la mente: abbia la sua parola anche il cuore. E difatti che sarebbe la professione di medico, se dove a lui manca la scienza, l’affetto nol reggesse? Che è il medico, se dell’ingegno usa quella parte soltanto, che si può cambiare in denaro, e tien chiusa quell’altra che s’ispira dal cuore? Il medico posto nella società tra la vita e la morte, tra lo spirito e il corpo, tra la natura e l’umanità, tra il bene e il male, per combattere una necessità che tutti raggiunge piccoli o grandi, il dolore; il medico, ovunque si muova e si volga, ha sempre sventure da compiangere, sempre timori e speranze che l’agitano, sempre fatiche e pericoli da affrontare, patimenti da lenire, vite da salvare, e peggior d’ogni prova, la più nera ingratitudine da superare.

Che importa? egli non faticherà meno per questo a operare il bene de’ suoi simili; e’ non cesserà di levare alto la voce, quand’anche sia sicuro, che la società gli risponda col silenzio col dispregio e l’odio medesimo.

Ora tornando al proposito del cholera, un fatto risulta universale dalla osservazione di tutti i luoghi e di