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la quale veramente arte salutare per eccellenza sarebbe, se popoli e governi la proseguissero di fede e culto maggiore.

Già fu detto, come arrivato a Barberino, prima cura fosse procacciare la nettezza delle vie e delle case, la salubrità degli alimenti, il richiamo degli animi a sentimenti di coraggio, in una parola il risanamento morale ed igienico del paese; dissi del ricovero de’ malati da me immantinente proposto, instantemente addomandato, e serotinamente concesso12. Ora dirò della cura della malattia.

Ne’ morbi popolari, in cui siccome mi studiai di provare, la paura prende tanta parte ad originarli, ed altrettanta a renderli gravi e perniciosi, cominciare dalla cura morale dell’infermo potrà apparire cosa vana solamente a que’ pochi, i quali nell’infermo non veggono, se non un corpo da tastare e brancicare, con aperture per cui gettansi medicamenti, e altre per cui escono liquidi e solidi, una macchina con degli organi che compiono i tali e tali ufficii; materia insomma e aggregato di atomi in guerra, che non vuol esser gastigato altrimenti che colla materia. Costoro non sanno, che a volte una parola sana meglio d’una ricetta, e credono avvilirsi alle parti di donnicciola, o reputano pastorellerie arcadiche, fisime poetiche giovanili, bacchettonerie sentimentali, discendere benignamente addentro nell’animo del malato, risuscitarne la speranza e la fede, che sono spesso principio alla via di salvazione.

Pochi consentiranno a un illustre medico straniero e vivente, che il miglior mezzo per rialzar l’animo del malato sia, persuadergli l’infallibilità del metodo seguito nel


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