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Fra’ sintomi pertinenti al viscere gastroenterico, la sete, la lingua arida, e talvolta fuligginosa, i dolori addominali, le diarree d’aspetto giallastro o verdastro raramente mancarono: segni d’iperemia polmonare esisterono in alcuni casi.

Fra le complicanze, i vermi mi apparvero in più della metà degl’infermi, ora come ospiti antichi del corpo fino dal primo insorgere della malattia, talaltra come precursori o compagni di stato dissolutivo esiziale in sul cominciare del periodo tifoideo. Nell’uno e nell’altro modo sempre comparvero negli infermi, in cui le potenze e l’opera della organica riparazione essendo venute meno da qualche tempo, bene potea dirsi, la materia animale aver contratta attitudine a retrocedere dall’ordine suo primitivo, e a digradare per ordini d’una organizzazione inferiore. La verminazione infatti non risparmiò veruno dei tre della famiglia Bicchi, veruno de’ tre della famiglia Boni, ed altri come questi gravati di profonda miseria, o affraliti da forti dolori: solo un caso fece eccezione, nel quale niuna delle dette condizioni verificavasi.

Mai non mi fu dato scuoprire eruzione miliarica, o d’altra natura; sebbene la miliare avesse dominato endemica l’estate decorsa nel comune di Barberino.

Da ad intendere il Gendrin nella sua Monografia sul cholera, la terminazione del cholera in ogni caso operarsi per crisi o per metastasi. Si sa bene, quanto li occhi della mente tirino più lontano di quelli del corpo, e quanto sia facile vedere con essi sì quello che è, e sì quello che non è: e perciò non faremo le meraviglie, se il Gendrin abbia visto il cholera andarsene in crisi, o sgomberare