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ad ogni argomento curativo sino alla morte, che avvenne sedici ore dopo. L’altro fu un vecchio d’anni settanta circa, il quale trasferito a sera con sintomi non gravi di cholera al Lazzeretto, posto di poco in letto, fu assalito da tali trafitte all’epigastrio, che non gli dettero più posa un momento. Anch’egli moriva a un tratto in mezzo a spasmi terribili, seduto sul suo letto, alle sette dell’indomani.

I sensi, l’udito massimamente, cadeano più o meno in stupore; le facoltà intellettive piuttostoche assopite, pareano chiuse in se stesse nel sentimento di tanti mali.

La respirazione mi apparve sempre affaticata e romorosa; la voce, estinta del tutto ne’ casi più gravi, affiochita semplicemente ne’ più leggieri, non mi dette mai quel suono fesso e stridulo, che pure si da per distintivo.

II ritorno graduato a salute dal periodo algido, senza attraversare il periodo di reazione, fu da me osservato in due giovani, l’uno d’anni ventuno e l’altro di trenta. Nel primo specialmente i sintomi cholerici tutti del secondo periodo, e la cianosi massimamente, aveano mostrata una certa violenza; e nonostante furono veduti tutti dileguarsi a uno a uno, e le secrezioni del tubo digerente ritornare in brevissimo tempo a stato normale.

Se la malattia nel terzo periodo cosi detto di reazione cambia visibilmente di forma, sarà lecito concludere, che ella cambii anche di sua natura intrinseca dissolutiva? Veramente mettendosi sul ragionare parrebbe, dovesse contrastare ogni sana legge di patologia, l’ammettere nell’andamento abituale d’una malattia e sul bel mezzo di essa questo passaggio spesso cosi violento da una diatesi alla opposta. Pure se il fatto lo dimostrasse,