Pagina:Il cholera in Barberino di Mugello - Carlo Livi, 1855.djvu/56


— 52 —

dell’atto intestinale, massime ne’ primi giorni che fui in Barberino.

Quanto poi al quesito, se la diarrea prodromica debba aversi in conto di critica o di sintomatica, parmi che in simile indagine il criterio etiologico e terapeutico ci debba servire di miglior norma del fenomenico. Quando il flusso diarroico, ci vien detto, è acquoso biancastro simile a decozione di riso, tenetelo pure per sintomatico, frenatelo; quando invece prende natura biliosa, è critico ed eliminativo, favoritelo. Forse l’una e l’altra conclusione escono un poco fuori de’ termini. Poichè, se sto unicamente alla appariscenza della diarrea, quando vedrolla simile al decotto di riso, avrò ragione di chiamarla sintomatica, perchè mi rivela un prodotto morboso della secrezione intestinale; come potrei in qualche modo chiamarla critica, perchè me lo porta fuori e impedisce assorbimenti nocivi. Tanto ciò è vero, che veggo, da chi la predica sintomatica, indistintamente e senza darne ragione curare la diarrea cogli astringenti e co’ purgativi. D’altra parte mi sembra, che quando la diarrea volge a natura biliosa, ciò debba aversi piuttosto, come indizio di conversione morbosa più benigna e di riordinamento degli atti digestivi, anzichè come causa o effetto di critico risolvimento del cholera. Nè mi riesce poi d’intendere, come, posta la natura sintomatica della diarrea biancastra, urga di necessità darle addosso e frenarla, quasichè per tal modo potessero tenersi addietro tutti gli altri sintomi del cholera, e perciò anche il cholera medesimo. Forse errerò; ma non intendo dar consigli, sì bene di chiederli, e dico; mi parrebbe potesse porsi più utilmente la questione per la pratica in simili termini. Quale sarà