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là, esposti con coscienza libera e schietta, sicché il mio dovere di storico è compito, e lascio volentieri che intelletti migliori sentenzino9.
Nè posso a meno di rammentare un’altra causa, che fu propria in sommo grado a molti di quelli colpiti dal male, una paura stragrande: anzi mi sia lecito il dire, come questo movente validissimo nella generazione de’ morbi, massime popolari, sia dalla comune de’ medici sovente menzionato, ma poco o nulla considerato.
Diceva bene a ragione Tristram Shandi, paragonando, un po’ grossolanamente però, il corpo a un abito e l’anima alla fodera, che non si può sciupar l’uno senza sciupar l’altra; e viceversa: e il Ramazzini con parlare più sano, che l’unione fra anima e corpo e cosi forte, ch’e’ si dividono l’un l’altro il bene e il male, che loro perviene. Senza entrar qui in ragionamenti sulla attinenza dello spirito colla parte materiale di noi, rammenterò li esempi pur troppo noti di malattie svoltesi per la sola causa della paura. Nè la paura può svolgere una malattia qualunque, ma quella eziandio che più si teme, come l’epilessia, la rabbia canina, il vajuolo, ed altre malattie eruttive che tengonsi per contagiose. Forse errerò, ma io attribuisco anzi alla paura una singolare attitudine a svolgere ne’ corpi già male predisposti la malattia cholerica, siccome quella, che, oltre all’effetto primo e generale debilitante che induce sulle forze nerveo-muscolari, suscita tali fenomeni nella economia animale, che s’assomigliano molto a quelli del cholera medesimo; sicché potrebbe dirsi in tai casi, che la paura sbozza la malattia, e il cholera la seguita e la compie. Difatti il pallore il lividore e la costrizione della cute, il freddo