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lunga e perenne delle cause comuni; ma più specialmente pel difetto in quantità e qualità degli ordinari alimenti, per l’abuso di frutta immature, per la mancanza del vino, per le sopravvenute miserie, e per i forti e diuturni patemi d’animo; mala attitudine, che venivasi rivelando coll’aumentar di numero di talune malattie, coll’insolito imperare di morbi a diatesi dissolutiva, col decadimento delle flogosi dalla loro indole genuina, e col visibile deterioramento della crasi sanguigna.
Passando ora alle cause occasionali, insorge di tratto la questione gravissima della contagiosità. Ma non amando questioni, le quali richiederebbero ben altro sapere ed esperienza che la mia, farò cosa più semplice e credo più fruttuosa d’ogni bel ragionare: invece della scienza che non ho, ci metterò tutta quella po’ di coscienza che ho, discorrendo le cause tutte, che poterono servire comecchessia di movente occasionale allo svolgimento della malattia.
Già descrivendo storicamente l’andamento del cholera in Barberino, dissi molto di quel che riguarda la parte etiologica del morbo, e specialmente mi diedi cura di riandare con scrupolosa fedeltà, sin dove potei tenerle dietro, la sequela de’ contatti mediati o immediati. E infatti vedemmo, come nella massima parte i contatti pur troppo esistessero, dove certi e manifesti, e dove facilmente sospettabili per lo accomunato abitare.
Ma altro è, si levan su a dire taluni, il semplice referire quanti e quali fossero i contatti; altro è provare, che questi fossero la causa unica e sola dello svolgersi la malattia. Si domanderà anche: il cholera venne importato in Barberino, o vi nacque spontaneo? I fatti son