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ora caldi ora freddi, atterra ed uccide i corpi d’asfissia, e i cadaveri imputridisce rapidissimamente. Ma che direbbesi di gente raunata in un luogo a civile consorzio, la quale per incuria o per mal uso lascia allevarsi in seno numerosi fomiti di esalazioni nemiche alla salute e alla vita8? Io credo dire cosa verissima, che i molti depositi di concimi negli interni cortili e nelle stalle, la mancanza di latrine e di serbatoi delle acque immonde, il riprovevole uso di tutto gettar fuora, quanto offende l’odorato la vista e la salute comune, il rammassamento di gente in angusti abitati, sono altrettante cause locali, che pur troppo verificavansi in Barberino, e di cui pur troppo i Barberinesi ebbero a pagarne la pena. Ripensino bene e guardino, dove il cholera scoppiò, dove si trattenne più volentieri, ove colpi più persone, e mi sapranno dire, se tulle queste cose me le deduca dal cervello, o se esistano in fatti. So che le abitudini divengono facilmente una seconda natura e non si sradicano che coll’uomo, ma quando pubbliche sventure danno ammaestramenti cosi solenni, credo, debba venire senno e voglia di fare ammenda.
Ammettasi da molti, che innanzi e durante la invasione de’ morbi popolari tenga sempre il campo una causa universale, che valga come a preparare negli umani organismi il terreno a qualche morbo remoto e specifico, il quale senza di essa non potrebbe allignare nè svolgersi. Alcuni anzi vanno più in là e tengono, che questa sola causa predisponente sommandosi e risommandosi sopra se stessa, trovi modo senza il soccorso d’altro speciale elemento morbigeno, di divenire vera malattia, e scoppiare a un tratto e all’insaputa framezzo alle